di Emanuela Galvani e Mattia Laude
Due secoli fa si trovava, a poco più di un chilometro da Voltri, un albergo. Per migliaia di pellegrini, mercanti, uomini d'affari, artigiani che attraversavano il
paese a dorso di mulo o in calesse, l'albergo era l'unico posto di ristoro ed era perciò molto frequentato.
Proverbiale l'accoglienza che i tenutari dell'albergo (in realtà briganti senza scrupoli) riservavano ai clienti, specialmente a quelli
più danarosi.
Una delle stanze poste in uno dei più tranquilli angoli della casa era tenuta a disposizione di questi "speciali" ospiti. Ma la pace che questi ultimi trovavano in
quella stanza, mai avrebbero potuto raccontarlo ad alcuno, visto che sarebbe stata "pace eterna!": il soffitto mobile di questa stanza, calandosi nel cuore della notte sull'ospite "di riguardo"
addormentato ne provocava la morte, senza che alcuno, vista l'ubicazione della stanza, potesse udirne le grida. I gestori potevano così impossessarsi del denaro dell'ignaro cliente.
A seguito di una "soffiata" di uno dei briganti pentiti gli assassini vennero arrestati e condannati a morte. L'albergo venne così abbandonato.
Ritornò ad essere abitato solo durante la seconda guerra mondiale quando una famiglia di sfollati, padre madre e due bambine, pur conoscendone la storia, non poté
far altro che sceglierlo come dimora.
Ma fra quelle mura durante la notte accadeva qualcosa di inspiegabile: i bicchieri messi ad asciugare alla sera, venivano ritrovati rotti in terra la mattina
seguente e, peggio ancora, dopo le prime notti iniziarono a sentire strani rumori, rumori simili a suppliche e gemiti che sembravano echeggiare fra le stanze della vecchia locanda. Le bambine
erano sempre più terrorizzate e iniziarono a chiedere con insistenza di andare via ma i due genitori non riuscivano a decidersi, finché una notte qualcuno bussò alla loro
porta.
Era una strana fanciulla vestita di bianco, circondata da un dolcissimo profumo di rosa. La ragazza iniziò a chiedere notizie del suo fidanzato non più tornato a
casa, i quattro la invitarono ad entrare iniziando a pensare come poterla aiutare, in fin dei conti erano tempi difficili quelli della guerra. Cercavano di capire cosa intendesse dire finché si
resero conto che la fanciulla parlava di gioielli , contesse e locande, solo allora capirono che quella era un'anima che veniva dal passato.
L'indecisione sparì e la notte stessa abbandonarono la casa e mai più nessuno trascorse una sola notte fra quelle mura che da allora in poi vennero soprannominate
Ca' de Anime.
Ancora oggi, nei paesi vicini, si narra che di notte quando la luna è piena in quella località, può capitare di incontrare una strana fanciulla vestita di bianco che
chiede notizie del suo fidanzato non più tornato a casa. Potete essere sicuri che è lei perché dopo il suo passaggio nell'aria rimane un dolcissimo profumo di rosa.
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